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Centro Enea
Mi chiamo Mohamed Keita, vengo dalla Costa d'Avorio e il Centro Enea e' la mia casa. Di giorno lavoro, studio e quando ho tempo mi piace camminare per Roma. Torno tardi, spesso con l'ultimo autobus insieme ad altri amici. Quando siamo dentro ci fermiamo a parlare prima di andare a dormire. Io prendo la mia macchina fotografica e comincio a scattare. A volte continuo per ore fino a quando il Centro rimane deserto. Di giorno fotografo gli stessi spazi che diventano vivi, pieni di luce, di voci e di ragazzi che come me cercano la loro strada. Io credo di essere su quella buona. Ho messo da parte un po' di soldi e sto cercando una casa da divedere con un'amico. Lascero' presto il Centro Enea e queste fotografie mi aiuteranno a ricordarlo. -
Roma 2014
Felicita' e tristezza. Quando passeggio per Roma, a tutte le ore del giorno e della notte, non riesco a non coglierne la bellezza profonda, fatta dalle sue tante anime, facce, contraddizioni. Roma citta' antica e capitale dei turisti, che affollano vie e monumenti parlando le loro mille lingue, impacciati ed emozionati allo stesso tempo. Sorridono in posa, non si arrendono di fronte a nulla, la pioggia che scroscia e il sole che infuoca. Felicita', di sguardi e di luoghi. Poi c'e' la Roma vissuta da chi ha sempre fretta, da chi lavora, da chi prende l'autobus per tornare a casa. E c'e' anche la Roma di chi una casa non ce l'ha. Tristezza, la strada diventa focolare, tana, rifugio. Fuori piove, e anche dentro. Sofferenza. Poverta'. Rassegnazione. Volti che raccontano storie d'abbandono, di fuga. Di solitudine. Di una vita senza neanche un giorno bello da ricordare. Vecchi dagli occhi grandi e fieri, giovani dallo sguardo che fugge via, lontano. Come il mio. In cerca del futuro e nel bel mezzo di un presente che passa veloce e non lascia tracce, si consuma sotto un'acquazzone e prende vita dalla luce del sole che filtra tra gli alberi e dalla fredda luna che illumina un monumento. Tutto passa, tutto resta. In una foto, in un viso, in un volo d'uccelli. Questa e' la mia Roma. Quella che vedo ogni giorno, quella che vivo con l'occhio e l'anima della mia macchina fotografica. Forza e passione. Cammino e osservo. E Roma mi parla, come una vecchia signora seduta su uno sgabello sgangherato, con la sua storia regale alle spalle e una borsa rossa sulle gambe. -
Termini
Il lavoro di Mohamed Keita si sviluppa intorno e al di fuori della stazione ferroviaria di Roma Termini dove, lontano dai treni, dai binari e delle folle di passanti, vi sono coloro che “abitano” la stazione e i suoi margini: i senza- tetto. Vivere per strada significa adattarsi agli spazi che questa offre: la stazione può diventare un luogo in cui trovare rifugio. Il giovane fotografo ha voluto concentrare la sua attenzione su un problema specifico di chi non ha casa, quello di trovare un posto e quindi un modo per dormire sulle soglie della stazione e fare dei suoi marciapiedi un letto. Questo è il filo conduttore che guida la ricerca: ogni fotografia è il ritratto di un tentato riposo tra cemento, coperte, giornali e cartoni che o non coprono abbastanza o nascondono del tutto la persona, della quale se ne vedono solo le tracce: piedi, scarpe, bagagli. Ogni soggetto emerge sullo sfondo di vetrine, porte e muri in cui pubblicità, scritte, riflessi evocano il dinamismo che caratterizza la stazione e i suoi dintorni, evidenziando per contrasto, la staticità, il silenzio di chi dorme dove si cammina. Le foto inquadrano situazioni diverse eppure simili: Mohamed ha voluto creare un legame visivo tra un’immagine e l’altra per sottolineare come ogni soggetto, ogni luogo, ogni coperta sia diversa ma uguale a tutte le altre. Mohamed Keita ha 17 anni e quando torna sul luogo dove ha vissuto al suo arrivo a Roma- i marciapiedi della via Marsala, Termini- fotografa, la sera molto tardi, la notte per denunciare la condizione dei senza fissa dimora: poi torna ancora e parla, fa amicizia, ascolta, memorizza e trascrive le testimonianze e le storie che accompagnano oggi le sue fotografie.
Mohamed Keita
Fotografo